Le prime tracce della coppettazione risalgono all’Antico Egitto, sebbene anche nell’antica Grecia e a Roma fosse utilizzata come metodo terapeutico. La medicina tradizionale cinese ha una lunga storia di utilizzo della coppettazione, con testimonianze che risalgono a oltre 3.000 anni fa.
Altre culture antiche, come quelle dell’India, del Medio Oriente e dell’Africa, praticavano la coppettazione.
Nel XIX e XX secolo conobbe un declino in Occidente, ma rimase una pratica comune in molte parti del mondo, in particolare in Asia. Negli ultimi decenni, la coppettazione ha visto una rinascita in Occidente, grazie alla crescente popolarità della medicina alternativa e complementare.
Oggi è una pratica molto diffusa anche tra gli atleti.
Anche la moxibustione ha una storia millenaria che affonda le sue radici nelle antiche tradizioni mediche orientali. Le prime testimonianze della moxibustione risalgono a migliaia di anni fa, con tracce della sua pratica rinvenute in antichi testi medici cinesi.
Negli ultimi decenni, con la crescente popolarità della medicina alternativa e complementare, la moxibustione ha conosciuto una rinascita in Occidente. La ricerca scientifica ha iniziato a esplorare i meccanismi d’azione e l’efficacia della moxibustione, contribuendo alla sua maggiore accettazione.
Nel 2010 la moxibustione è divenuta, insieme all’agopuntura, Patrimonio Culturale dell’Umanità dall’UNESCO e inserita tra i Patrimoni orali e immateriali dell’umanità.
LE TECNICHE USATE
In questo studio viene utilizzata la tecnica dinamica: le coppette scorrono sulla zona da trattare, rimanendo solo per pochi secondi su alcuni punti specifici, evitando che si formino i caratteristici bollini rossi.
La moxibustione brucia la lanuggine di un sigaro o cono di artemisia che sviluppa una temperatura che può raggiungere i 500 gradi. Il suo effetto terapeutico dipende dal calore che riesce a trasmettere nel corpo e in parte anche dall’aroma del suo fumo.
In questo studio viene utilizzata la moxibustione diretta, posizionando un piccolo cono direttamente sulla pelle e accendendolo, o moxibustione indiretta, in cui la moxa viene bruciata a 1-2 cm dalla pelle utilizzando un sigaro di artemisia.